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Mobbing: gli obiettivi e le vittime – seconda parte –

In questo articolo, verrà dato spazio agli obiettivi e alla vittima del mobber, alle caratteristiche della vittima e ad alcune forme specifiche di mobbing. Infine, si affronterà la tematica della prevenzione e dell’intervento.

La settimana passata, questa rubrica ha proposto una introduzione al fenomeno del mobbing, con una descrizione delle sue caratteristiche tipiche e delle sue fasi di evoluzione.

Fenomeno del mobbing

Mobbing: obiettivi del mobber

Il mobber è spinto dai motivi più vari:

  • Semplice antipatia verso qualcuno, ad esempio per diversi interessi sportivi, per motivi etnici o religiosi.
  • Paura di perdere il lavoro (ad esempio, di essere sostituito da qualcun altro più giovane o più qualificato).
  • Ansia di carriera che porta a voler eliminare gli altri concorrenti.
  • Ritorsione a seguito di comportamenti non condivisi; ad esempio, denuncia ai superiori, da parte della vittima, di irregolarità sul posto di lavoro.
  • Rifiuto della vittima di sottostare a proposte o richieste – es. sessuali – anche immorali o illegali.
  • Desiderio di licenziare, inducendo alle dimissioni.

Nell’ambiente di lavoro, poi, è possibile identificare anche diverse categorie di spettatori:

  • i side-mobber, che aiutano il mobber con il loro sostegno e la loro alleanza, il più delle volte senza rendersi conto delle conseguenze;
  • gli indifferenti, che si disinteressano completamente della situazione;
  • gli oppositori, che cercano di aiutare la vittima.

 

Mobbing: la vittima

La vittima manifesta un senso di disorientamento, oscillando tra il rifiuto di ogni responsabilità per la situazione e l’accusa rivolta, distruttivamente, verso se stessa.

Si sente sola, priva di difese e appoggi, ed in una simile situazione non trova strategie di coping adeguate ad affrontare la crisi.

Alcune forme specifiche di mobbing

Mobbing dall’alto

Il mobber è in una posizione gerarchicamente superiore rispetto alla vittima. Questa tipologia comprende atteggiamenti ed azioni riconducibili alla tematica dell’abuso di potere.

Mobbing dal basso

Si verifica quando l’autorità di un capo viene messa in discussione dai suoi collaboratori, che attuano una forma di ammutinamento professionale. I mobber sono di solito più di uno e combinano la strategia dell’isolamento con quella del sabotaggio.

Mobbing tra pari

Si verifica quando vittima e mobber sono allo stesso livello gerarchico.

Bossing

È una forma peculiare di molestia psicologica, che riguarda le azioni compiute dalla direzione o dall’amministrazione del personale, e che assume i contorni di una vera e propria strategia aziendale volta alla riduzione del personale, oppure alla semplice eliminazione di una persona indesiderata.

 

Mobbing attivo e passivo

Il mobbing attivo comprende azioni di aggressione e vessazione che incutono ansia, timore, paura e insicurezza nella vittima, prendendo la forma di un comportamento visibilmente e intenzionalmente destabilizzante (rimproveri aspri, eccessivi e continui, offese, umiliazioni, parolacce).

Il mobbing passivo comprende azioni più subdole e meno visibili che prendono la forma dell’isolamento e dell’evitamento della vittima.

Doppio mobbing

È un fenomeno che coinvolge la famiglia della persona mobbizzata: la vittima trasmette la tensione accumulata durante la giornata lavorativa al coniuge, ai figli, ai genitori. La famiglia, da parte sua, cerca all’inizio di appoggiarla, fornendole sostegno e supporto; purtroppo, però, la durata consistente fa sì che il supporto della famiglia venga lentamente ad attenuarsi, sino a trasformarsi in un vero e proprio attacco alla persona.

 

Intervento e prevenzione

Gli studi rilevano come strategie attive di risoluzione del problema possano aggravare la situazione della vittima, incentivando ulteriormente le azioni mobbizzanti. Si evidenzia come il tentativo da parte della vittima di discutere apertamente con i responsabili del mobbing inasprisca il comportamento degli stessi.

Alla luce di tali dati si può intendere il mobbing come un evento al di fuori del controllo della vittima, nei confronti del quale l’unica soluzione possibile è chiedere aiuto.
L’organizzazione potrà puntare a separare la vittima dai diretti responsabili delle azioni aggressive – se individuabili. In casi estremi, l’unica soluzione sarà l’allontanamento della vittima stessa dal luogo di lavoro.

È possibile individuare quattro misure preventive, rivolte all’organizzazione nella sua totalità:

  • Miglioramento dell’organizzazione del lavoro (chiarezza dei ruoli, carichi adeguati).
  • Incremento della competenza a gestire i conflitti.
  • Cambiamento dei valori e standard morali dell’organizzazione.
  • Istituzione di chiare politiche antimobbing.

 

Continua a seguire la nostra rubrica a tema psicologia e lavoro curata dalla nostra psicologa del lavoro Federica Bullaro.

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